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· Abbiamo qualcosa da raccontarvi: "VOG TOUR MAGGIO 2016" ·
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VOG TOUR MAGGIO 2016

Terza Tappa Gregorio Rotolo, Bio Agriturismo Valle Scannese
di Guido Oriani

Ultima tappa Francesco Cirelli – Dove la filosofia della naturalità si esprime nel bicchiere
di Serafino Bellani

Partiamo da una domanda, fatta poco prima di cena da qualcuno della comitiva: quanti cani hai?

La risposta richiede un piccolo preambolo: un’ora dopo il nostro arrivo si iniziava a bazzicare il luogo con quell’inquietudine leggera di chi non sa cosa aspettarsi. Tra i giri nei pressi dell’agriturismo i tre, quattro cani bianchi che ci avevano accolto all’arrivo sembravano essere ovunque.

Poi uno sguardo appena più attento svelava che i cani erano parecchi e sparsi un po’ ovunque negli ampi spazi verdi intorno alla costruzione (dove di lì a poco avremmo cenato e riposato).Cani bianchi riconducibili allo stesso ceppo, almeno per le dimensioni, ma tutti uno diverso dall’altro.In conclusione, in risposta alla domanda sul numero dei cani Gregorio risponde: “Sono…tra i 50 e i 55!”.E da lì inizia la serata più scanzonata del viaggio, in questo paesaggio quasi onirico ricco di grossi e rassicuranti cani bianchi, monti rigogliosi con alberi arrossati dal freddo che la primavera non si aspettava e quella sensazione di sentirsi sperduti ma al centro della vera civiltà. Mangiamo piatti sani, senza trucchi, fatti di tempo, conoscenza e lavoro artigiano. Semplici ma dal gusto sofisticato, alto, che non possono lasciare indifferenti.E poi c’è il vino, rosso, dalla beva piacevole e gradevolmente rustica. In mezzo a questo vediamo come lavora Gregorio, le pecore, altri cani, il tramonto e ancora cani. Sempre bianchi. Poi racconti, strampalati riti di iniziazione, e risate. Alla fine un cane, bianco ma diverso. Lasciato fuori dal branco, che se ne sta lì, tranquillo e mansueto come vinto dall’impossibilità di riscattarsi che la natura gli ha insegnato.
Non ho parlato dei formaggi, per cui Gregorio è quasi una star nazionale, cercato dalle tv e premiato dalla critica. Non ho parlato del suo fondamentale ruolo di difensore del territorio e delle tipicità. Non ho parlato e non parlerò di altre cose, che si possono capire solo visitando luoghi come questo, dove vengono preparati alcuni dei formaggi più buoni del Belpaese.
Ci inoltriamo lungo le dolci colline di Atri, nell’entroterra teramano, tra continui saliscendi e la vista del mare poco lontano. Lasciata alla nostra sinistra una rassicurante indicazione dell’Azienda Agricola Cirelli, ci addentriamo lungo una stradina sterrata, avvolta da fronde e cespugli di ogni genere, che ci appare sempre più stretta ed inerbita, al punto che in alcuni di noi si insinua il timore di aver saltato qualche bivio e di poterci ritrovare a breve nel bel mezzo di un prato o di un vigneto, senza altra possibilità che continuare il cammino con le nostre gambe. Ma Angelo, il nostro straordinario autista, non si scompone minimamente ed infatti con assoluta tranquillità ci sorprende nuovamente quando vediamo apparire davanti a noi, tra ulivi e vigne, la struttura di un candido agriturismo di fronte al quale ci accoglie Francesco Cirelli con un ampio e coinvolgente sorriso, frammisto ad una evidente ammirazione nel trovarsi di fronte a sé il primo pullman in grado di raggiungere un luogo che non si può certamente definire di semplice accessibilità. Scendiamo a terra e lo sguardo davanti a noi si apre in direzione di un’ampia vallata in cui il bosco è ancora predominante e nella quale il vigneto di Francesco occupa poco meno di 2 ha, tra uliveti e coltivazioni di fichi, ceci e favino, una leguminosa di cui sono ghiotte le oche che convivono liberamente in questa azienda in cui tutte le coltivazioni sono caratterizzate dal regime biologico.  Accompagnati da Tommaso, che da qualche tempo collabora con Francesco nei lavori in vigna ed in cantina, ci inoltriamo lungo i ripidi terreni di argilla e calcare in cui prospera il Montepulciano d’Abruzzo, in perfetta armonia con alcuni filari di Trebbiano d’Abruzzo. Il vigneto, nel quale Francesco ha coniugato la passione ed il coraggio di un giovane vignaiolo ispirato dal rispetto assoluto per i principi naturali e biologici, ha un’esposizione ottimale a Sud/Sudest, un’età di circa dieci anni, l’allevamento a Guyot si è adattato perfettamente a questi ripidi terreni dal notevole drenaggio, con una presenza di 5/6 grappoli per pianta. Da quest’anno il primo vigneto verrà affiancato da un nuovo impianto, l’estensione è di circa un ettaro, sempre con la presenza di Montepulciano e Trebbiano.
Al nostro rientro nell’agriturismo ci stanno attendendo per la degustazione; diamo uno sguardo alla cantina che possiamo definire di straordinaria semplicità nella quale le anfore in terracotta da 8 hl occupano gran parte dello spazio. E’ appunto in questi millenari contenitori, realizzati ad Impruneta nei pressi di Firenze, dopo attenti ed accurati studi per la selezione delle terre più adatte alla vinificazione, che il Trebbiano, il Cerasuolo ed il Montepulciano d’Abruzzo esprimono profumi ben definiti, notevoli finezze gustative e donano complessità che ci hanno letteralmente stupito nel corso della degustazione. La filosofia di questo giovane produttore si esprime dapprima in vigna, attraverso metodi di coltivazione rigorosamente biologici con trattamenti limitati a rame e zolfo, e successivamente in cantina con un approccio assolutamente anomalo rispetto alla tradizione abruzzese; siamo infatti in presenza di un equilibrio che prende spunto dalla naturalezza, genuinità e linearità in cui il termine omologazione è una bestemmia, i lieviti sono esclusivamente autoctoni, nessuna filtrazione né stabilizzazione con affinamento naturale in anfora per circa nove mesi.
Abbiamo assaporato i vini dell’ultima vendemmia, ben accompagnati dal tipico pane casereccio con l’olio e da un delicato petto d’oca anch’esso prodotto in azienda. Pur riconoscendo una indiscussa qualità nei più semplici vini che hanno subito il solo trattamento in acciaio, abbiamo preferito soffermarci ad analizzare quelli affinati in anfora, in quanto offrono migliori sensazioni e complessità rispetto a quelli tradizionali in acciaio. Trattandosi di un piccolo produttore, la quantità di bottiglie messe in commercio è molto bassa e non supera le poche migliaia per tipologia di vino.

Trebbiano Anfora 2015
Di un bel colore paglierino e luminoso, al naso è delicato e fresco con sentori floreali che già rilevano una certa complessità, buona acidità e spiccata sapidità, splendido nella sua semplicità con una grandissima bevibilità

Cerasuolo Anfora 2015
E’ un vino secco e molto fresco di colore rosa ciliegia con un olfatto appena marcato di piccoli frutti rossi e fiori mentre al gusto esprime una grande vigoria. Struttura acida e minerale di grande persistenza in cui si percepisce una nota finale di pepe. In questo vino siamo in presenza di una alcolicità di 15,4° ma non si nota affatto

Montepulciano d’Abruzzo Anfora 2015
Si mostra con un bel colore porpora, dal punto di vista olfattivo manifesta un’estrema finezza data da profumi netti e naturali, in particolare il ribes rosso. Al palato viene esaltata la sua giovinezza ed esuberanza con un tannino asciutto e non invasivo. Bella la bevibilità ed ottima la persistenza aromatica. Già estremamente piacevole, con grandi possibilità di evoluzione.

Una nota di merito particolare la riserviamo alle etichette, semplici ed estremamente chiare nei contenuti, ma soprattutto splendide sotto il profilo grafico in cui è ben evidente la stilizzazione dell’anfora, oppure la farfalla o la coccinella per esprimere la naturalità che si risconta poi nel vino.
Al termine della degustazione, che ha coinvolto un po’ tutti, ne è scaturito un pensiero diffuso nel senso che i vini che abbiamo assaggiato, anche in considerazione di un’annata 2015 di ottima qualità, molto probabilmente tra qualche anno si riveleranno ancor più straordinari rispetto a quanto hanno saputo esprimere in gioventù.

Per informazioni:
vog@vistaolfattogusto.it
oppure
3296765397 Ambasciatrice VOG Cremona Delfina Piana

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