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· Abbiamo qualcosa da raccontarvi: "Una serata spumeggiante" ·
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Una serata spumeggiante

Il 23 febbraio si è inaugurata la stagione 2017 delle iniziative VOG con il secondo appuntamento della serie “Attenzione, possono creare dipendenza”; ospite della serata la cantina altoatesina Haderburg di Salorno.
Il produttore era presente nelle persone diHannesOchsenreiter, enologo, ed Helga Tessadori responsabile commerciale.

La nascita dell’Azienda risale al 1976 ad opera di AloisOchsenreiter, padre di Hannes e della moglie Christine, tuttora alle redini della Cantina nella quale opera anche la sorella di Hannes, Erika. Il nome riprende quello del Maso Haderburg, cuore dell’attività attorno al quale furono acquistati i primi vigneti , principalmente di Chardonnay, Pinot Nero e Sauvignon Blanc, dai quali ancora oggi si ricavano la quasi totalità delle uve destinate alla spumantizzazione. Nella zona di Termeno, Cortaccia e nel fondo valle di Salorno sono presenti anche piccole quantità di Merlot e Cabernet Sauvignon. All’inizio degli anni duemila l’estensione degli ettari vitati è aumentata in seguito alla conduzione di impianti in Valle Isarco, presso l’Obermairlhof, le cui uve Riesling, Sylvaner,Gewὒrtztraminer, Pinot Grigio e Mὒller-Thurgau vengono lavorate per la gamma dei vini bianchi fermi.I vigneti della Valle Isarco hanno giaciture altimetriche maggiori e sono impiantati su terreni maggiormente rocciosi, questo consente di preservare acidità e mineralità delle uve anche se portate alla completa maturazione necessaria per ottenere i vini fermi. Tra terreni di proprietà ed in affitto l’estensione vitata complessiva è di circa 11 ettari per una produzione totale annua di 90.000 bottiglie, 60.000 delle quali sono spumanti metodo classico. Negli anni ’70 l’Alto Adige non aveva una tradizione spumantistica e bisogna riconoscere ad Alois la lungimiranza nel voler scommettere su questa tipologia, oltre ovviamente all’indubbia capacità tecnica nell’ottenere risultati che negli ultimi anni stanno permettendo all’Azienda di raccogliere sempre più unanimi consensi e riconoscimenti.
Con l’obiettivo di migliorare sempre più la qualità dei mosti, dal 2002 inizia la conversione alle pratiche biodinamiche: alcune vacche si cibano dell’erba che cresce spontaneamente e producono il letame necessario alla concimazione del vigneto all’interno del quale circolano e pascolano liberamente alcuni cavalli: un ciclo vitale autoalimentato. L’utilizzo esclusivo di rame e zolfo, oltre che dei tradizionali preparati e tisane, permette di ottenere uve perfettamente integre e ricche di lieviti che permettono l’innesco spontaneo delle fermentazioni in piccole quantità di mosto, che viene poi utilizzato per avviare la fermentazione di tutta la massa.
La gestione tanto in vigna, quanto in cantina, è esclusivamente famigliare, le vendemmie sono rigorosamente tutte manuali come pure le procedure di remuage degli spumanti sulle pupitres dell’Azienda che possono ospitare un massimo di 5000 bottiglie.

Terminata la presentazione da parte di Hannes, come è usanza durante le serate VOG, la parola viene lasciata velocemente ai vini e si comincia quindi la degustazione.

BRUT ALTO ADIGE METODO CLASSICO DOC
Questo è il vino simbolo dell’Azienda. Prodotto in circa 40.000 bottiglie è il primo spumante realizzato da Alois nel 1976. Anche se non si tratta di un millesimato, di fatto quello che andiamo a degustare è una annata 2013 con l’85% di Chardonnay e il 15% di Pinot Nero.
Il colore è molto caldo, un giallo paglierino molto intenso. La bollicina è regolare e in bocca regala una piacevole cremosità. Il vino è croccante con una bella trama generata dall’intreccio tra le note morbide e la vena sapida. La fermentazione avviene parte in botte e parte in acciaio e la permanenza di 24 mesi sui lieviti garantisce buona persistenza per un bicchiere che non può essere relegato alla mera funzione di aperitivo ma che si presta anche ad abbinamenti maggiormente impegnativi. Il mancato utilizzo dei vini di riserva e la sboccatura manuale che avviene a lotti tutti i mesi genera bottiglie che, pure nella costanza qualitativa, non hanno mai caratteristiche organolettiche standardizzate.

HAUMANNHOF CHARDONNAY 2014 ALTO ADIGE DOC
Giallo paglierino con buon impatto olfattivo. Le uve sono raccolte dai vigneti più bassi le cui uve raggiungono il maggior grado di maturazione. Questa tipicità è confermata dalla calda nota di miele e mela golden. In bocca tuttavia il sorso è tagliente, la sapidità estremamente marcante e per nulla mortificata dal passaggio in barrique di un 10/15% del mosto. La sensazione è che questo vino, già di ottima bevibilità, sia destinato, nel breve periodo, a migliorare ulteriormente.

OBERMAIRL HOF SYLVANER 2014 ALTO ADIGE VALL ISARCO DOC
Le uve Sylvaner provengono dai vigneti della Valle Isarco, ad altitudini comprese tra i 650 ed i 750 m, da terreni misti di ghiaia e sabbia. Il colore giallo chiaro con riflessi verdognoli lascia presagire un vino sicuramente affilato. In effetti la sapidità e la mineralità, complice certamente anche il terreno, non difetta a questa bottiglia che denuncia però un naso leggermente chiuso. Hannes osserva che l’annata 2014 non è stata molto positiva ed è stato  molto difficile produrre uve con il consueto livello qualitativo. Nonostante ciò il vino è piacevole e la nota vegetale, talvolta troppo marcata nei Sylvaner, è solo accennata ed anzi sovrastata da una percepibile sensazione floreale.

A questo punto della serata, come sempre illuminata dagli spunti tecnici di Luca Bandirali e Delfina Piana, è stato servito un piatto comprendente dello Speck Pramstrhaler, pane nero e ricotta di capra lavorata con erba cipollina. E’ stata l’occasione per verificare l’ottima capacità di abbinamento dei vini con il cibo. Il Brut sfrutta la capacità sgrassante della CO2 per ripulire il cavo orale e la sua nota morbida per controbilanciare la sapidità della ricotta di capra,i due bianchi sfruttano la decisa mineralità ed acidità per supportare adeguatamente anche l’aromaticità dello Speck. E’ opinione comune che il Sylvaner esca rafforzato dall’abbinamento gastronomico rispetto alla mera degustazione tecnica.

PAS DOSE’ 2009 ALTO ADIGE SPUMANTE DOC
Le uve,per l’85% Chardonnay e il 15% Pinot Nero, fermentano per il 30% in barrique ed una parte del mosto effettua anche la fermentazione malolattica prima di procedere alla seconda fermentazione in bottiglia per un minimo di 36 mesi. Il colore con i suoi riflessi dorati potrebbe essere indice di un inizio di evoluzione ossidativa, in realtà il profumo e , soprattutto, l’assaggio, smentiscono totalmente tale impressione. Il sorso è grasso, balsamico e con una percettibile vena citrina; la freschezza è ancora marcata ma compensata da una nota vanigliata ceduta da un legno non ancora perfettamente assimilato. Sicuramente lo svolgimento parziale della malolattica ed il passaggio in botte serve a compensare parzialmente la quota di acidità che non può essere “domata” mediate l’utilizzo della liqueur d’expédition. Probabilmente anche il fatto che il vino ci sia stato servito da una Jéroboam (3litri) ha ritardato il processo di affinamento in bottiglia e lo ha reso ancora leggermente scomposto.

Anche in questo caso, come avvenuto per il Sylvaner, il sorso ha trovato ancora maggior soddisfazione accompagnando gli ottimi canederli con spinaci e grana realizzati dalle sapienti mani di Delfina che non tradiscono mai le aspettative.

PAS DOSE’ 2012 ALTO ADIGE SPUMANTE DOC
Stessa data di sboccatura (Agosto 2016) della bottiglia precedente servito in Magnum. Esattamente tre anni in meno di affinamento sui lieviti e sono tutti percepibili in ogni fase della degustazione. Il colore è maggiormente scarico ed estremamente brillante, il naso è più verticale anche se decisamente meno complesso del campione precedente. Il sorso è agile, fresco, minerale; bella nota di mela verde ed un fondo erbaceo che regala complessità. Questo vino è destinato a migliorare ulteriormente ed a rivelarsi un vero jolly nell’abbinamento.

RISERVA HAUSMANNHOF BRUT 2005 ALTO ADIGE SPUMANTE
Chardonnay 100% e sboccatura maggio 2005.
Dopo la fermentazione spontanea e l’affinamento in legno per un anno il vino svolge la seconda fermentazione per almeno 8 anni sui lieviti. Il perlage è fine, elegante e persistente. L’anidride carbonica veicola nel naso note di crosta di pane, pera, frutta tropicale e fiori gialli. Se il naso pur nella piacevolissima complessità, può sembrare leggermente pesante, quasi morbido,  in bocca il vino esplode rivelando una grande freschezza ed un’ottima sapidità. Appena accennata una sottile nota ossidativa che non è indice di stanchezza del vino ma anzi ne esalta complessità, eleganza e bevibilità.

Durante tutta la serata i presenti hanno dimostrato non solo un ottimo gradimento ma anche un convinto coinvolgimento rendendo la degustazione dei vini un atto partecipato e condiviso. La presenza di Hannes, la sua gentilezza e disponibilità, ha donato il valore aggiunto del punto di vista del produttore non sottraendosi mai al confronto su qualunque aspetto venisse richiesto un suo supporto. I numerosi soci che hanno preso parte a questo evento hanno mostrato di gradire maggiormente non tutti lo stesso vino e questo aspetto, che potrebbe sembrare banale, è in realtà indice di una batteria di prodotti validi e con identità differenti tra i quali appassionati con gusti tra di loro eterogenei, possono trovare il vino che meglio si adatta all’inopinabile gusto personale. Nella loro diversa identità tutti i calici erano comunque collegati dal fil-rouge della freschezza, sapidità e mineralità, caratteristiche che provengono certamente dal terreno ma che senza una gestione rigorosa della parte agronomica ed un atteggiamento non invasivo in cantina non si sarebbero mai trasferite in bottiglia.

A concludere la serata, per controbilanciare tanta freschezza e sapidità, è arrivata una ventata di dolcezza con le fattezze di uno straordinario Strudel con crema pasticcera. Qui non si è cercato ovviamente alcun abbinamento se non con la tradizione culinaria di un territorio che i vini di Haderburg rappresentano ed interpretano al meglio. Se l’avventura intrapresa da Alois nel 1976 era una scommessa, non possiamo che considerarla ampiamente vinta!

www.vistaolfattogusto.it

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